INTRODUZIONE
Perché l’architettura, dalle origini, si riferisce così spesso agli stessi schemi? Da dove, tuttavia, la sua vocazione a riproporsi - anche in civiltà diverse, senza riferimenti storici comuni - con immagini e significati sempre nuovi?
Queste riflessioni sono mosse dal desiderio di sapere perché le forme più remote e permanenti dell’architettura, quelle che danno identità e senso alle città, e ne rendono irripetibile la singola esperienza, sembrino proporsi da sé, come se non fossero volute da un soggetto, ma animate da vita propria.
Una risposta la devo, da decenni, anche ai tanti giovani sollecitati a integrare nel progetto, e prima ancora nella persona, i rigori della ragione con le esigenze dei sentimenti, i suggerimenti dell’intuizione con l’esperienza delle sensazioni, e, più in genere, con le attività della psiche. L’istanza, rinnovata ad ognuno, tende tuttora a riconoscere nelle immagini e negli spazi della città l’espressione di valori signifi-cativi e meno mutevoli dell’esistenza; ossia, di quelli che prima e meglio d’altri si prestano a essere considerati contenuti reali e affidabili della progettazione.
Come la parola, il mito ed altre manifestazioni della psiche, l’architettura sorge dall’anima, sta alle origini della civiltà.
Note, riflessioni e immagini guidano quindi la redazione di un testo che in forma di autoanalisi avvicina le attività dell’architettura a quelle della psiche, con strutture e termini adottati per comunicare e interessare, e per richiamare infine all’attualità di problemi e ricerche interdisciplinari che nel progetto coinvolgono la persona, il suo spazio di vita, la città.
Gli intenti di una introspezione sulle immagini permanenti e sui caratteri fondamentali del progetto di architettura non possono, infatti, che corrispondere agli orientamenti in atto nelle conoscenze, di lasciar convergere e integrare l’indagine scientifica e sperimentale con le forme universalmente consolidate del pensiero intuitivo e creativo.
I riferimenti alla psicologia privilegiano il pensiero e le riflessioni di C.G.Jung, all’opera del quale devo molto della mia formazione e che dagli anni ’70 interpreto con deduzioni e ipotesi soggettive sui rapporti tra i caratteri e disposizioni generali della psiche e il senso dei segni progettuali nelle matrici delle esperienze più ricorrenti ed espressive dell’architettura.
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Quei riferimenti imperniano tutti i capitoli, snelliti quanto le conoscenze dell’autore su quelle materie lo consentono, a favore di una riflessione via via più estesa sui contenuti e sui metodi del progetto di architettura nella didattica, nella professione, nella vita della città.
Scritti a seguito di sollecitazioni diverse, i saggi sono composti in ordine cronologico quali capitoli dal contenuto pluridisciplinare, la cui lettura più congrua non è di necessità quella costituita dalla loro successione, ma – come per le attività della psiche ed ogni intento creativo – quella rispondente alla formazione, curiosità e affinità di ognuno. Il testo prende quindi spunto dalle origini degli archetipi e delle forme simboliche della psiche per indagarne gli apporti al progetto di architettura; e in senso inverso risale dalla architettura come manifestazione dei caratteri generali della coscienza – ragione, sentimento, intuizione, sensazioni -, ai processi simbolici della psiche che sono all’origine di ogni attività creativa. Per contenuti e brevità, “Città, memoria, progetto” è il capitolo che più si addice a esemplificare il contesto dei problemi affrontati; o che meglio ne riassume l’intento di esplorare, con i processi della psiche e i caratteri della coscienza, il loro apporto all’esperienza - non solo logica perché anche creativa - della progettazione. Da ultimo, “Architettura e Psiche” esamina in modo sperimentale e soggettivo l’apporto dei caratteri fondamentali della psiche alla produzione architettonica di diversi periodi, e ne delinea un profilo storico.
Le considerazioni sui processi della psiche e sui caratteri della coscienza, in relazione alla genesi del progetto e dell’architettura, non hanno quindi presunzioni di storia. Stanno ad indicare un campo di studio interdisciplinare e, allo scopo, ne tracciano una interpretazione soggettiva in una ipotesi di lettura.
VV, Roma 1997_2008
__ Analisi e letture, 2009/10:
__ Piero della Francesca, Pala di Brera
__ Roma Sistina, nell'affresco della biblioteca Apostolica Vaticana
__ Mausoleo di costantina, Santa Costanza
__ Moschea di Omar, Cupola della Roccia
__ Muro Occidentale, Muro del Pianto
__ Gerusalemme, Santo Sepolcro
__ Cordoba, Moschea, Mezquita
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