Storia / Documenti
da: V. Vannelli, ECONOMIA DELL'ARCHITETTURA IN ROMA FASCISTA, 1981:
Ruolo del Concordato del 1929 nel disegno urbano e nelle leggi raziali
_ Gli altri culti esistenti non sono tollerati conformemente alle leggi; genesi di una determinazione raziale
Lettera del Rabbino Capo della Comunità israelitica di Roma
a S.E. B. Mussolini, Capo del Governo, del 7 aprile 1931, IX
_ sulla soppressione della cupola della nuova Sinagoga di Roma
Lettera di Carlo Sforza a Vittorio Emanuele, 1942
_ frontespizio del carteggio _ e nota informativa del 10.XI.1942, XXI°
_ (7 fogli, dal 079643 al 079649, Archivio Centrale dello Stato, ACS, Segr.Part. Duce, Cart.Ris.,
b.99, N.X/R s.f. Sforza Carlo)
Relazione del Governatore al Capo del Governo, sul bombardamento di Roma 19 luglio 1943
ACS, SPD, CO, b.65, f. 500.19/IV, 1942 - 43.
Da altre fonti:
- sul Concordato:
Piero Calamandrei, "Art. 7: Storia quasi segreta di una discussione e di un voto", 1947
- su Casa Savoia e l'Italia:
Filippo Mazzonis, "La Monarchia e il Risorgimento", il Mulino, Bologna 2003
- su Chiesa e Stato:
Andrea Riccardi, "Pio XII e Alcide De Gasperi, Una storia segreta", Laterza, Roma-Bari 2003
Sul 1943 - 1945
- Giampaolo Pansa, "Il sangue dei vinti", Sperling $ Kupfer 2003
- idem, "La notte dei fuochi", Sperling $ Kupfer 2004
- Gianni Oliva, "Le tre italie del 1943", Mondadori 2004
- Guido Knopp, "Tedeschi in fuga", Corbaccio, 2004
- Raffaello Uboldi, "25 aprile 1945", Mondadori 2004
- Gabriella Fanello Marcucci, "Il primo govrno De Gasperi", Rubbettino 2004
Gateway to Library Catalogs Z39.50 Gateway
Biblioteque Nationale de France (BnF)
A_Die Deutsche Biblioteck
British Library Publich Catalogue
Library of Congress - Washington
Columbia University _ N.Y.
Yale University
BSZ - Sudwestdeutsschen Bibliotheksverbundes
BSZ Bibliotheksservice-Zentrum Baden Wurttemberg
Ruprecht-Karls Universitat Heidelberg
Zurich, Zentralbibliotek
Université catholique de Louvain (Belgium)
Italia / ICCU_OPAC SBN Z39.50
Venezia, IUAV / Istituto Universitario di Architettura
Roma, Università degli Studi "La Sapienza"
|
| |
PIAZZA VENEZIA, analisi morfologica
La piazza, il monumento, il Campidoglio: matrici delle sistemazioni
I criteri progettuali
adottati per isolare il Campidoglio, a cominciare da piazza Venezia
- per decenni il centro delle sistemazioni da fare tra il colle e la
città - seguono le mutazioni di ruolo del monumento e distinguono
tre periodi.
Il primo periodo:
fine '800, e poco oltre.
- 1870: piazza
Venezia è uno dei nodi strutturali della città dei papi
(fig. 1).
Il Corso è tangente alla piazza, di fronte al palazzo
Venezia; il suo segno si scompone negli spazi, diversi e
omologabili, di piazza Venezia e di via del Gesù. La piazza non è
simmetrica; il suo spazio rifluisce in quello di piazza S.Marco, con
un sistema diagonale emisimmetrico rispetto a quello formato dal
palazzo e dal palazzetto Venezia.
Alla base del Campidoglio il segno
del Corso continua per via Cremona e si dirama per via Giulio
Romano.
- 1882: i collegamenti tra il centro, via Nazionale, via
Cavour e i servizi oltre il Foro Boario investono le pendici del
Campidoglio
(fig. 2).
Si prevede di ristrutturare la
piazza in asse al Corso, di allargarla a scapito del palazzo
Torlonia, e di collegarla con via Cavour. Il fronte della piazza su
via Cavour in apparenza è simmetrico: ... . A questa data,
caratteri e ruoli di piazza Venezia sono quelli di uno spazio urbano
notevole per posizione, ma non diverso da altri della città.
- Dicembre 1882: la decisione di realizzare il monumento
a ridosso del Campidoglio induce a definire il carattere
rappresentativo della piazza.
Il ruolo istituzionale assegnato al
contesto, unico ed eccezionale nel disegno della città, ne impone la
unitarietà e regolarità dello spazio e la nobiltà dei caratteri
tipologici e formali. ... . Il piano del 1883 viene corretto
per annullare la specularità apparente ... e per sostituirla
con un disegno regolare, assiale e simmetrico rispetto al Corso ed
al monumento
(fig. 3).
Il disegno lascia intendere come la dimensione
monumentale della impresa induca a limitare le trasformazioni
... .
- 1893: si pone il problema della regolarità planimetrica
della piazza
(fig. 4),
e dell'inquadratura simmetrica del Monumento dall'asse
del Corso, sull'intersezione con la via Nazionale
(fig. 5).
Il palazzetto Venezia, quasi cancellato dalla nuova
piazza, è riproposto per la parte residua in modo da inquadrare il
Monumento con angoli simmetrici rispetto all'asse del Corso. La
linea che nella stessa inquadratura definisce la tangente sinistra
al monumento diviene, deviata da quello, l'asse del collegamento con
via Cavour.
Tessuto e dimensioni del collegamento hanno caratteri
simili ad un tratto di via Cola di Rienzo, in costruzione.
- 1897: il palazzetto Venezia è allineato sul fronte del palazzo omonimo,
lungo la piazza, in modo speculare rispetto al palazzo Torlonia
(fig. 6) e
(fig.
7); l'ipotesi di inquadrare il monumento in modo
rigorosamente simmetrico è confermata, ma il punto di vista è
arretrato verso lo sbocco del Corso.
continua
Piazza Venezia, 1900 c. (foto Alinari)
La Grande Roma, 1925
|
|
|
LA GRANDE ROMA
La Grande Roma / dibattiti, progetti, protagonisti dell’architettura: Marcello Piacentini
Quando alla vigilia del Governatorato, ottobre 1925, ... Piacentini presenta al Capo del Governo il programma per La Grande Roma, l’architetto ancora non è stato oggetto di giudizio, con condanna per plagio, né Mussolini partecipa ancora - da proprietario, con latifondisti dell’aristocrazia romana ed altri - ad un Consorzio di bonifica di alcune tenute lungo l’Ostiense, tra Roma e il mare . Per quanto estranei ai dibattiti culturali, i due fatti segnano tuttavia un flesso nelle scelte etiche e nel comportamento sia dell’uomo di cultura, sia dell’uomo politico; e le vicende per il ‘rinnovamento’ della capitale ne mostrano incidenze e riflessi.
Le ripercussioni le ritroviamo poco dopo, sia nell’inversione di rotta di Piacentini rispetto al disegno proposto per la città nel 1925, sia nella politica del Governatorato per Roma e l’Agro romano.
Il programma per "La grande Roma" esprime difatti, nel merito delle scelte urbane, cultura e indipendenza di giudizio. Il piano e le relazioni che lo accompagnano sono coerenti con studi, con proposte e dibattiti del dopoguerra e danno una previsione ordinata degli sviluppi della città
(figg. 1, 2) una previsione non suffragata da teorie davvero determinate e tuttavia fondata su un’espansione già aperta e direzionata del territorio urbano, di significato assai diverso dalle proposte e dalle partecipazioni che negli anni successivi vedono lo stesso autore contraddire principi e intenti.
Il nucleo delle proposte di Piacentini risale ai suoi studi pubblicati nel ’16 in un volume a cura dell’Associazione Artistica tra i Cultori di Architettura.
Il fine, già allora, è di preservare il centro storico da "quello che si fece dopo il ’70: si volle mantenere l’antico centro e si devastò, si tagliò, si demolì … Per ingrandirla tre volte l’abbiamo quasi rovinata! Domani per ingrandirla quattro volte più di quella che è oggi la rovineremo del tutto"; e ancora, "Per carità, fermiamoci; siamo in tempo, ma guai se si fa un altro passo".
Questo scriveva Piacentini nel ’16 e queste alcune frasi che egli cita di nuovo, con altre, in La Grande Roma del 1925.
…
I volumi costituiscono l’assemblaggio di contributi diversi: dagli studi della commissione per la riforma del piano rgolatore del 1924, che recepiscono le proposte di Piacentini per "un nuovo e grande centro cittadino", a progetti di architetti, ingegneri e professori di disegno dell’architettura. Documenti, relazioni, progetti e immagini tendono a prefigurare in un potenziale disegno d’insieme la capitale voluta dal capo del governo
(figg. 3 -14). Il fine è di esemplificare e suggerire le opere che meglio potranno concorrere a realizzare l’immagine di Roma fascista; insieme all’operatività del programma, il fine personale di Piacentini è di suggerire a Mussolini il proprio nome come quello del coordinatore ed esecutore delle trasformazioni più importanti per il nuovo assetto della città. ...
Per il centro storico di Roma, si vuole superare la contrapposizione tra gli interventi graduali e quelli globali, già posti in alternativa dalla commissione del 1924. Sul metodo, l’iniziativa tende ad ottenere il riconoscimento del ruolo offerto dall’autore sia nella mediazione tra le istituzioni politiche e le strutture economiche della capitale, sia del suo ruolo di garante tra le categorie professionali, delle quali si pone a capifila come leader e caposcuola.
Di seguito a quanto affermato nel 1916, Piacentini sollecita di spostare le strutture direzionali dalla città storica nell’area di Termini; allo scopo propone di arretrare la stazione centrale oltre la porta Prenestina e ridisegna, in una visione d’insieme organica e fortemente decentralizzata, i rapporti tra ‘città vecchia’, ‘città nuova’ e ‘città futura’.
…
Il centro urbano è sollevato, in parte, dalle funzioni di attraversamento. Per non ripetere gli errori dell’epoca liberale, le nuove comunicazioni interne dovranno essere realizzate insieme all’ ‘ASSE’ costituito dai nuovi centri sui quali – da porta Maggiore al Flaminio, in sostituzione di piazza Venezia e piazza Colonna – si attesteranno come su un sistema continuo i nuovi quartieri settentrionali e le future espansioni.
L’arretramento della stazione Termini fuori delle mura aureliane, la sostituzione del parco ferroviario con una struttura direzionale, la convergenza di due grandi direttrici esterne ai rioni ed ai quartieri dell’era liberale sulla nuova stazione fuori porta Maggiore, danno respiro e possibilità di recupero alla città storica e ne rivalutano l’assetto che per concisione è chiamato sistino.
Fuori delle mura il programma preordina condizioni di sviluppo generiche, ma potenzialmente salutari, adeguabili e gestibili nel tempo. Più che di un generico tecnico d’urbanistica, quale apparirà il piano del 1931, il programma di Piacentini del 1925 esprime le qualità di un architetto cosciente del potenziale linguistico insito in ogni disegno che ragionevolmente prefiguri e relazioni uno sviluppo urbano qualificato e possibile.
continua
v.v./2001
|
|
|
|
|